Su Silvio Berlusconi sono stati scritti fiumi d’inchiostro, ma sono certo che Alessandro Manzoni produrrebbe una nuova ode “Il 12 Giugno”. I versi immortali dedicati a Napoleone possono essere, infatti, estesi di diritto a Berlusconi.
“La procellosa e trepida gioia di un gran disegno, l’ansia d’un cor che indocile serve, pensando al regno; E il giunge, e tiene un premio ch’era follia sperar; Tutto ei provò: la gloria maggior dopo il periglio, la fuga e la vittoria, la reggia e il tristo esiglio: Due volte nella polvere, Due volte sull’altar”.
Non si vuole in questo scritto nascondere gli errori o le contraddizioni dell’uomo (presenti anche in Napoleone o in Federico II), ma un giudizio sereno impone il riconoscimento di qualità uniche ed ineffabili. La vita di quest’uomo è stata perigliosa e contrastata, sebbene nei quasi trent’anni in cui è stato in prima linea (con il consenso popolare), ha dimostrato visione e moderazione.
Ha costruito e realizzato sogni, anche se non ha realizzato compiutamente quella rivoluzione liberale in cui credeva. A discolpa bisogna affermare che: il nostro ordinamento è parlamentare e che spesso gli alleati lo hanno tradito. È morto a 86 anni. Ugo Foscolo nei “Sepolcri” dimostra come i monumenti funebri siano inutili per i morti ma importanti per i vivi perchè riescono a risvegliare gli affetti virtuosi che sono stati lasciati in eredità ai vivi dalle persone per bene, solo i malvagi non si curano di lasciare un proprio ricordo ai vivi.
Silvio Berlusconi, indipendentemente da come questa eredità politica sarà utilizzata, lascia di sè un ricordo positivo perchè uomo capace, visionario, concreto e buono. Certo è stato, come tutti i grandi, polarizzante e per questo tanto amato quanto odiato. È il destino dei grandi! La terra ti sia lieve.
Pericle