L’Europa ce lo chiede: basta fare viaggiare le merci sulle inquinanti navi cargo, le merci devono viaggiare sul molto più verde treno! Di più.
C’è una soluzione immediata al problema dell’inquinamento nello Stretto di Messina, eliminare del tutto le inquinanti navi traghetto. Uno studio dell’agosto 2020 ha infatti dimostrato che la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina porterebbe immediatamente ad una minore emissione di 140 mila tonnellate di CO2, 200 tonnellate di ossido di carbonio, 1300 di ossidi di azoto, 100 di particolato, 200 di idrocarburi incombusti e 100 di velenosissimi ossidi di zolfo, quantitativi sufficienti per risolvere immediatamente problema dell’inquinamento dello Stretto di Messina. A patto dunque che progressivamente vengano dismesse le navi traghetto.
Bene, non soltanto è una cosa auspicabile e fattibilissima, è notizia di questi giorni come nel mondo si tenda ad elettrificare ogni mezzo di trasporto allo scopo di salvare il pianeta, ma così hanno già fatto svedesi, danesi e persino norvegesi che non soltanto si sono liberati delle loro inquinanti navi traghetto per costruire ponti, come è accaduto dal 1999 e cioè da quando è in funzione l’Øresund Bridge, ma addirittura ce le hanno sbolognate a noi.
Ecco dunque appunto nel 1999 apparire nei nostri mari la fantastica e mastodontica nave scandinava denominata Vestfold, un bestione tutto fumo e niente arrosto comprato dalla fantomatica società italiana Viano Shipping S.p.A. (sic!) il 27 maggio 1999 per 18 miliardi di vecchie lire sull’unghia al fronte di una richiesta di 30 miliardi, dicono i bene informati. Ma al di là di questa contrattazione sul prezzo che può essere anche una diceria, resta il fatto che il bestione abbandonò la tratta norvegese sul fiordo di Oslo tra Moss e Horten e venne a solcare i nostri mari.
Dopo 16 anni abbondanti, la società monopolista del traghettamento tra Sicilia e Calabria ne cambiò la livrea e nel dicembre 2015 si passò dal bianco/verde della Vestfold al giallo/blu della Telepass (vedi foto di copertina). Ecco dunque che ad oggi e cioè dopo 33 anni, la nave varata nel 1991 ancora è il fiore all’occhiello della flotta Caronte Tourist.
L’Europa dice: basta con le navi portacontainer, inquinano. Il futuro delle merci è su rotaia
L’errore più comune che commettono gli oppositori al ponte quando dicono che Europoort, il porto di Rotterdam, che è nettamente e sempre sarà il più grande porto d’Europa, diminuirebbe sensibilmente il suo traffico perché con la costruzione del Messina Bridge le merci provenienti dal canale di Suez sbarcherebbero nel porto di Augusta e, a loro dire, non si capisce il perché dato che già oggi, volendo evitare il passaggio dalle colonne d’Ercole (stretto di Gibilterra), per raggiungere i porti gateway dell’Europa del nord, si potrebbe ancora preferire Gioia Tauro, o Genova, o Marsiglia. Bene in questa considerazione si commettono due errori.
Innanzitutto è il porto siciliano e non gli altri tre citati ad avere le caratteristiche di espandibilità a gateway, inoltre non si considera che la priorità è fermare le navi e questo va fatto non tanto a vantaggio del gommato, ma del traffico merci su rotaia. In un mondo in cui ormai è dato oggettivo, e non è complottismo, i cambiamenti climatici sono in atto, l’unica soluzione è ridurre l’inquinamento, ecco che ridurre l’emissione di CO2, anidride carbonica, è una priorità e come si vede nell’istogramma che segue (Fonte ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), il treno è proprio il mezzo che di gran lunga ne produce di meno.
Impatto ambientale dei treni e aerei
Le emissioni di questo settore provengono principalmente dal trasporto su strada (72%), mentre il trasporto marittimo e il trasporto aereo rappresentano rispettivamente una quota del 14% e del 13% delle emissioni e la ferrovia una quota dello 0,4% (emissioni dei soli treni diesel). Fonte ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale)
Una nave cargo inquina quanto 15.000 auto
Nel 2018 il trasporto marittimo europeo, merci e passeggeri insieme, ha riversato nell’atmosfera circa 139 milioni di tonnellate di CO2. Una quantità superiore a quella del trasporto automobilistico. L’italo-svizzera Mediterranean Shipping Company (MSC) è la campionessa marittima del cambiamento climatico nell’UE.
Le sue 362 più grandi navi-cargo emettono 11 milioni di tonnellate di CO2 (il più diffuso gas a effetto serra), una quantità pari a quella emessa da 5,5 milioni di auto, più di qualsiasi altra società navale europea. Fonte Voxeurop.
Futuro o utopia? Una nave a cargo a vela come quella nella foto che segue.
© Ing. Giuseppe Palamara 2023