Favorevoli alla realizzazione del Ponte, ma senza abbassare la guardia. Possiamo sintetizzare così la posizione della Feneal Uil Tirrenica Messina-Palermo sul Ponte sullo Stretto di Messina. Abbiamo infatti intervistato il suo segretario generale Pasquale De Vardo che, pur essendo in linea di principio favorevole alla costruzione dell’infrastruttura, avverte che bisogna rimanere vigili durante l’intero processo di realizzazione. Ma non solo: bisogna affiancare al ponte infrastrutture di collegamento e strade sicure.
Messina ha bisogno del Ponte? “Messina e, più in generale, il Sud ha bisogno del Ponte, di quel famoso collegamento tra Palermo e Berlino. – afferma il sindacalista – I benefici possono essere tanti, tra cui una ricaduta occupazione tra Sicilia e Calabria di circa 100 mila lavoratori tra metalmeccanici e operai. Il problema è che prima di parlare di Ponte bisogna parlare di formazione professionale e sicurezza sul lavoro, oltre che di messa in sicurezza delle autostrade e delle linee ferroviarie esistenti”.
Riallacciandoci alla sicurezza, come possiamo ridurre il rischio degli infortuni sul lavoro? “Ovviamente in ogni opera pubblica c’è il rischio degli infortuni sul lavoro. Il problema è il controllo a monte. Le norme ci sono. Il nostro sindacato ne ha chieste anche di più stringenti come l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro, che prevederebbe per le aziende, qualora effettivamente responsabili del decesso del lavoratore, l’esclusione permanente dal mondo del mercato del lavoro, senza la possibilità di eludere la norma cambiando ad esempio nome o amministratore delegato. Altro tema cruciale è la formazione, che deve partire dalle scuole con l’introduzione nei piani didattici della materia Sicurezza sul lavoro.
“Alla formazione e repressione, però, bisogna affiancare la prevenzione, che si traduce nella realizzazione di controlli alle aziende. Non di rado, infatti, le aziende redigono il proprio Piano Operativo sulla Sicurezza senza metterlo in pratica. E i pochi ispettori del lavoro che visitano i cantieri si limitano a guardare questo documento, senza verificare effettivamente che venga implementato dall’azienda. E in questo possono sorgere i problemi sulla sicurezza, che rischiano di aumentare con l’introduzione, da parte dell’attuale governo, del cosiddetto subappalto a cascata nel codice degli appalti.
“Questa tipologia di contratto rischia di generare un grande scarica barile sulle responsabilità in caso di infortuni. Infatti, se lo Stato dà l’appalto alla ditta X, questa per abbattere i costi si affiderà ad altre ditte che non applicano il contratto edile, considerato più costoso rispetto ad altri contratti di lavoro per via degli oneri sulla sicurezza. Ciò si traduce in un abbattimento dei costi che incide negativamente su tante voci, sicurezza in primis.
“Al riguardo, abbiamo proposto il contratto unico di cantiere, che prevede due sole figure, da un lato il committente (lo Stato nel caso della realizzazione del Ponte) e un’appaltatrice, una sola azienda che deve essere responsabile dell’intera realizzazione dell’opera. Un contratto del genere migliorerebbe sicuramente gli standard di sicurezza nei cantieri”.
Passando alle infrastrutture, il Ponte sarà in grado di attrarre investimenti per la realizzazione di nuove opere e riqualificazione di quelle già esistenti? “Il Ponte sicuramente porterà, oltre che occupazione, anche investimenti. Ciò non significa però smettere di investire sul nostro territorio. Abbiamo infrastrutture palesemente inadeguate, dalle autostrade di Messina-Palermo e Messina-Catania, le cui corsie sono in parte inagibili, alle linee ferroviarie obsolete, dove siamo in presenza ancora del binario unico e l’alta velocità rimane sconosciuta. Sicuramente il turista verrà a guardare il Ponte, ma le aziende per investire qui vogliono anche dei collegamenti funzionanti.
“Il Piano nazionale di ripresa e resilienza include alcuni progetti interessanti, ma devono essere portati a termine entro il 2026, pena il ritiro dei fondi previsti dal Piano stesso. Siamo al 2023 e ad oggi in Sicilia non è partito nessun cantiere. La cosa che ci fa paura è che nel decreto Ponte sono stati stanziati appena 50 milioni di euro per ricostituire la società Stretto di Messina, che consentirà agli amministratori di prendere un lauto compenso di 250 mila euro l’anno. Non vogliamo che la Sicilia sia presa in giro”.
Concludendo, il Ponte si farà? “Nonostante mi auguro che il Ponte venga realizzato, quello che temo personalmente è che il Ponte non si farà mai. C’è il rischio che avvenga quanto già accaduto 18 anni fa. All’epoca, nonostante fosse tutto pronto, cadde il governo di centro-destra, arrivò quello di centro-sinistra e lo eliminò, anche perché non c’erano i fondi nel decreto (come in quello attuale). La mia paura è che passerà tanto tempo, nel frattempo cambierà il governo e, pertanto, verrà tolto dall’agenda politica. Perché è triste dirlo ma nessun governò porterà avanti un’opera del genere iniziata da un governo di un altro colore politico”.
Paolo Mustica