Il presidente dell’INGV, Carlo Doglioni, in un articolo pubblicato oggi da “Repubblica” sostiene che l’Istituto non ha mai dato il via libera sismico per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina.

Un articolo che sta facendo esultare i “NoPonte” al punto che il ritaglio del giornale viene esposto sulle bacheche social dei nopontisti come fosse una bandiera.

Il titolo, però, trae in inganno perché da un’attenta lettura dell’articolo si evince che due ricercatori dell’INGV hanno effettuato degli studi, autorizzati dallo stesso presidente, in ordine alla famigerata faglia.

Tuttavia, Doglioni afferma che gli studi effettuati da due ricercatori dell’Istituto, per conto della società appaltatrice, sono stati fatti solo a titolo personale (benché autorizzati dallo stesso Doglioni).

In buona sostanza, stando all’articolo di Repubblica, se gli studi sismici sono effettuati da ricercatori dell’INGV, senza il timbro dello stesso Istituto, non avrebbero alcuna valenza.

Prendiamo per buona la tesi di Doglioni e apriamo un altro tema di vitale importanza: se la faglia è attiva per la realizzazione del Ponte, in pratica dovrebbe essere attiva anche per le numerose abitazioni che insistono sulla stessa. E quindi se il Ponte – in teoria – non dovrebbe essere realizzato, per la transitiva la zona andrebbe messa in sicurezza per preservare l’incolumità dei residenti. Insomma, se c’è una faglia attiva dovrebbe essere istituita una Zona Rossa nelle zone comprese tra Faro e Ganzirri.

Ma forse questo non conviene ai “nopontisti”, moltissimi dei quali hanno ville con affaccio sul mare….

Davide Gambale