Tutto parte dal decreto dell’assessorato del territorio e dell’ambiente della Regione Sicilia n. 437/44 del 21 giugno 2001 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Sicilia GURS n.43 del 31 agosto 2001, intitolato “Istituzione della riserva naturale Laguna di Capo Peloro, ricadente nel comune di Messina”. Ma innanzitutto cosa dice il decreto e la sua cartografia allegata.

A mio sommesso parere uno dei momenti più esilaranti che ho vissuto in questo 2024 è stato il 15 aprile 2024 allorquando ho letto il parere sfavorevole alla costruzione del ponte (sic!) della Città Metropolitana di Messina direzione ambiente, ma firmato per sicurezza anche dal direttore della riserva stessa. In particolare leggendo alcune tra le motivazioni che riporto testualmente per non sembrarvi non tassonomico dato che da sempre io mi professo tale. Sono cinque motivazioni alle quali risponderemo una per una, tuttavia tralasciando l’ultima che ci descrive uno scenario distopico del pianeta (sic!) che dunque non può dipendere dalla costruzione o meno del ponte sullo Stretto di Messina e la quarta (migrazioni e ombra del ponte) alla quale la società ha ampiamente risposto lo scorso 12 settembre rispondendo alle 239 osservazioni del MASE producendo oltre 800 nuovi elaborati al PD2024.

  1. il sistema di fondazione delle gambe della Torre, unitamente ai pontili previsti nella fase di cantiere, interessa un lungo tratto costiero dell’area ZPS cod. ITA 030042, in un unicum biotico con la costa marina zona “B” della Riserva Naturale Orientata “Laguna di Capo Peloro”, dove è presente la duna embrionale costiera ed un’importante formazione geologica “beach rock”, fondamentali motivazioni di istituzione dell’area protetta (art. 3 del D.A. n° 437/44), che verrebbero inevitabilmente distrutte;
  2. il sistema di fondazione delle pile del viadotto “Pantano” che sovrasta il canale “Margi” potrebbe creare un “diaframma” sotterraneo trasversale tra i laghi “Ganzirri” e “Faro”, riducendo enormemente la sezione utile, vitale per lo scambio delle acque di falda tra i due sistemi lacustri. Il ricambio delle acque in superficie è, in atto, garantito dal canale “Margi”, il cui battente d’acqua sottile, di circa 20 cm, permette un interscambio modesto e indispensabile tra i due laghi. La realizzazione delle pile del viadotto “Pantano” determinerebbe, quindi, per il carico statico un inevitabile assestamento del terreno circostante le fondazioni con locali sollevamenti e/o abbassamenti del piano campagna per la rifluizione dei terreni (depositi incoerenti) che interagiscono con il sistema fondale del viadotto. Ciò provocherebbe una conseguente interruzione della funzione idraulica del canale e una netta rottura dell’equilibrio idrodinamico dell’intero ecosistema lacustre;
  3. la tipologia dei terreni, depositi ghiaioso-sabbiosi, tipicamente incoerenti, che caratterizza l’area della torre nord e del viadotto “Pantano” pone, in occasione di particolari eventi sismici, la problematica della “liquefazione”, che è stata superata in progetto attraverso il consolidamento del terreno di fondazione con colonne di jet-grouting. Tale soluzione prospettata, oltre a determinare la formazione di una barriera sotterranea, che riduce l’interscambio di acqua nel sistema di falda che tiene in equilibrio i due bacini lacustri, non escluderebbe tuttavia il rischio della “liquefazione” dei terreni ricadenti nel sito Natura 2000 ITA 030042, lungo il canale “Margi” (zona “B” di Riserva ) e di tutta l’area interposta tra i due bacini lacustri, nonché della più ampia fascia costiera notoriamente intensamente urbanizzata (abitati di “Faro” e “Ganzirri”);
  4. lo Stretto di Messina è una delle tre rotte migratorie più importanti d’Europa per milioni di uccelli appartenenti a centinaia di specie in spostamento da e per l’Africa […] L’ombra delle infrastrutture previste in progetto provocherebbe inoltre alterazioni del microclima del bacino idrico, canali inclusi, con ulteriore impoverimento trofico;
  5. Particolare attenzione va riservata alle considerazioni sui cambiamenti climatici a scala globale […] Un’altra importante manifestazione di questa crisi climatica sarà la fusione dei ghiacci polari con un innalzamento del livello medio marino a scala globale […] A questo processo di cambiamento si va a sommare l’effetto di subsidenza potenziale del piano campagna lungo la piana costiera a causa del peso della torre del ponte […] I due laghi “Ganzirri” e “Faro” saranno soggetti ad esondazione lungo le sponde basse a causa dell’innalzamento del livello del mare e della subsidenza indotta dal peso della torre, con conseguente cambiamento fisiografico del delicato ecosistema lagunare.

Le mie sintetiche risposte e poi passiamo a quelle ufficiali della stazione appaltante del 14 settembre 2024 (tavola AMW1921).

  1. Ma davvero ci si preoccupa che le “gambe della Torre” (vabbè Torre scritto maiuscolo, io ho un’amica che fa Torre di cognome, non sarà mica lei?) interessano un lungo tratto costiero? Innanzitutto non è vero perché semmai sono a nord del lungomare che, come tutti sapete verrà abbondantemente mitigato dal magnifico parco delle torri, ma poi parliamo di una delle aree più antropizzate e cementificate al mondo, con fognature a cielo aperto e pantegane che passagiano liberamente anche di giorno e questa sarebbe una riserva naturale? È poi un caso che proprio in quell’area sorgano le ville signorili costruite negli anni ’70 e ’80 forse anche in barba ai regolamenti edilizi ma certamente con cubatura e superfetazioni sanate (o forse no?) che verranno abbattute? Inoltre non verrà distrutta nessuna duna e nessuna beach rock dato che, come è ovvio, a fine cantiere tutto verrà ripristinato.
  2. Il fatto che le pile del viadotto Pantano formerebbero un diaframma al deflusso delle acque nel canale Margi con conseguente scenario catastrofico (qualcuno ha estremizzato addirittura sprofondamento dei due laghi o roba simile), semplicemente non è vero ed è facilmente intuibile in considerazione del fatto che le opere sotterranee realizzate occupano davvero un minimo volume rispetto a quello che invece resterebbe a disposizione per il deflusso delle acque come è adesso.
  3. Altro scenario apocalittico un big one (il terremoto distruttivo che Messina, come San Francisco, aspetta nel suo caso dal 1908) che causerebbe la liquefazione del terreno. Vero, e come si risolve? Ma ovviamente con iniezioni di cemento (jet-grouting) e la commissione da atto che il progetto affronta e risolve il problema nella zona della torre, ma dice che il problema resterebbe per il resto della città. Ma io mi fermo qui, il lettore ci arriva da solo al commento ad una simile considerazione.

Le risposte di Stretto il 12 settembre 2024 (abbiamo detto in sintesi le trovate tutte nella tavola AMW1921)

  • Interferenze con il canale Margi

Lo studio, a cui si rimanda per ogni ulteriore dettaglio metodologico e descrittivo, ha permesso di escludere la presenza dell’habitat 3280. Il Canale Margi interferito, in cui esso era segnalato, si presenta infatti fortemente antropizzato e in condizioni di elevato degrado, sia per la morfologia rettilinea e regimentata del canale, sia per la presenza di urbanizzazione diffusa lungo entrambe le sponde.

Figura 1 – Sovrapposizione degli ingombri delle opere definitive (tratteggio giallo) e delle aree di cantiere (tratteggio magenta) rispetto l’Habitat 3280 riportato nella Cartografia degli Habitat dei Piani di Gestione dei Siti Natura 2000 (Fonte: elaborato AMW2400).
  • Interferenze con il litorale

L’habitat risulta in uno stato di conservazione pessimo in quanto ricade in un contesto urbano, come messo in evidenza dalla presenza di specie sinantropiche quali Cynodon dactylon (L.) Pers. e specie aliene invasive come Cenchrus setaceus (Forssk.) Morrone.

Le principali pressioni che insistono sull’habitat sono: erosione, attività antropiche turistico-balneari, calpestio, deposito e alaggio delle imbarcazioni, interventi di livellamento, interruzione della successione vegetazionale litoranea causata dalla presenza della SP46, diffusione di specie sinantropiche ed alloctone invasive. […] La realizzazione delle opere in progetto determinerà, come riportato nell’elaborato AMW2400, la perdita temporanea in fase di cantiere di 0,16 ha di superficie di habitat 2110 e la perdita definitiva di superficie legata all’impronta dell’opera in progetto pari a 0,12 ha.

Considerato quanto emerso dagli studi condotti nel 2024 rispetto allo stato di degrado dell’habitat 2110 e alla diffusa presenza di strutture e infrastrutture urbane che limitano fortemente le possibilità di mantenimento in buono stato di conservazione, oltre all’entità molto ridotta della superficie sottratta rispetto alla superficie complessiva dell’habitat all’interno della ZPS e della RNO, si ritiene che le opere in progetto non provocheranno un peggioramento significativo del suo stato di conservazione.

Figura 2 – Sovrapposizione degli ingombri delle opere fuori terra (tratteggio giallo) e delle aree di cantiere (tratteggio magenta) rispetto l’Habitat 2110 riportato nella Cartografia degli Habitat dei Piani di Gestione dei Siti Natura 2000 (Fonte: Elaborato AMW2400).

© Ing. Giuseppe Palamara 2024