Accogliamo e pubblichiamo la replica dell’ing. Nino Risitano, all’articolo Analisi del tiro ai cavi in condizioni statiche pubblicato stamattina a firma dell’ing. Saverio Arcuraci
Caro ing. Questo non capisce niente io lo avrei bocciato. Questo dimostra che regge a carico statico. E su questo non c’è dubbio, ci mancherebbe. Qui i cavi sono soggetti a carichi dinamici e la resistenza del materiale a cui fare riferimento è il limite di fatica del materiale e non il carico di snervamento. Con tutti poi i coefficienti che tengono conto dei fattori vari (effetti di intaglio, etc. Etc.)
Se i professionisti avessero fatto qualcosa come in questo calcolo sarebbero da mandare, come dicono a Torino a spalare melica.
Scusami ma dove lo avete preso, mi da cento volte ragione. Se vuole fare riferimento al metodo che usano gli ingegneri civili come egli sembra essere deve fare riferimento a coefficienti non 1.35 ma circa 8 volte tanto. Siamo nelle stesse condizioni delle funi traenti delle funivie. E ora ti prego di pubblicare questo sullo stesso sito.
Risposta dell’ing. Arcuraci
Come scritto nell’articolo, l’obiettivo è quello di smentire coloro che dicono che i cavi principali sono talmente insufficienti da non consentire alla stessa opera di reggere se stessa anche in semplici condizioni statiche (questa è una bufala colossale). È evidente che poi vanno fatte tutte le verifiche a fatica con risposta dinamica presa da studi in galleria del vento, che purtroppo non ho, non ho modo di montarla nel salone di casa, ma per questo ci ha penato il COWI, e poi il Polimi, e le decine di specialisti che ci hanno lavorato. Ci vediamo sul ponte.