di Peppe Palamara
Il titolo di questo articolo è una nostra iperbole. Possibile ipotizzare che il meridione d’Italia non voglia i soldi che lo Stato centrale stanzierebbe per le grandi opere, quali ad esempio il ponte sullo stretto di Messina, e che rimandi questi stessi denari a realizzarle sì le grandi opere, ma nel nord del paese? Ma certo che no, è una boutade, è illogico solo pensarlo.
Come? Dite che però “Sud chiama Nord” è anche il nome del partito dell’ex sindaco di Messina Cateno De Luca che giusto ieri ha detto che il ponte sullo stretto di Messina non è prioritario, dopo che il suo partito, astenutosi alla Camera, aveva votato al Senato a favore della conversione in legge del decreto ponte, anche se il sottoscritto fino all’ultimo secondo del discorso della senatrice Dafne Musolino, ma il sottoscritto non è perspicace, aveva inteso che il partito di De Luca volesse votare contro il ponte. Ma vediamo cosa ha detto testualmente De Luca ieri 4 luglio 2023 nel corso della trasmissione “L’aria che tira” su La7.
«…da Trapani a Ragusa ci vogliono 13 ore! Noi ancora abbiamo le ferrovie dei Borboni. Altro che ponte sullo stretto di Messina. Ecco con Castelli almeno siamo d’accordo su una cosa: prima del ponte sullo stretto di Messina ci vuole altro… e poi lo facciamo anche.»
Questo corrisponde al ben noto neologismo benaltrismo (un neologismo delle scienze politiche per indicare l’espressione «ci vuole ben altro», ovvero dall’individuare origine o soluzione di un problema in qualcos’altro rispetto all’affermazione dell’interlocutore. Cfr vocabolario Treccani). In pratica un benaltrista da sempre è un no ponte, per la transitiva De Luca è un no ponte? Al lettore la conclusione.
Ma c’è di più.
Gallo e Musolino di Sud chiama Nord mettono in guardia il governo sulle possibili infiltrazioni mafiose durante la costruzione del ponte sullo stretto
Così testuale Francesco Gallo sempre ieri 4 luglio 2023: «Nel corso dell’odierno ufficio di presidenza della Commissione Parlamentare Antimafia, congiuntamente alla senatrice Dafne Musolino, abbiamo chiesto l’audizione del ministro Matteo Salvini per riferire in merito alla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. Questo, ovviamente, con particolare riferimento alle procedure che si intendono seguire per scongiurare infiltrazioni mafiose.»
Nel 1979 il cantante catanese Vincenzo Spampinato così cantava in una strofa della sua canzone Elle: «C’è chi dice che faranno il ponte sullo stretto, se la mafia approverà il progetto.» Beh e noi che abbiamo sempre pensato che queto fosse un luogo comune, che abbiamo pensato che Falcone e Borsellino avessero dato le loro vite per sconfiggere la mafia e che essendo l’ultima strage di mafia datata 1993, essendo stati catturati tutti capi mafiosi, lo stato avesse addirittura sconfitto la mafia? Ingenui? Beh forse, ma grazie a Dio c’è ANAC a supervisionare l’appalto e soprattutto c’è lo Stato come committente del ponte. Comunque grazie Musolino e Gallo, non vogliamo pensare che da siciliani abbiate voluto dare ancora voce al luogo comune ormai vetusto Sicilia = mafia, ma il vostro era solo un consiglio.