Con la recente conversione in legge del decreto sul Ponte dello Stretto di Messina, la realizzazione di un collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria è diventata legge dello Stato. Un’opera di cui si discute da oltre 50 anni che, salvo imprevisti, verrà realizzata negli anni a venire. Il Ponte sullo Stretto sarà pertanto un tema sempre più centrale nel dibattito pubblico italiano, e per questo motivo abbiamo deciso di rispondere alle domande più frequenti su quest’opera a partire dalle dichiarazioni rilasciate negli ultimi mesi dal vicepremier Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti che più di altri esponenti del governo Meloni sarà coinvolto nella realizzazione del Ponte.
Quando è previsto l’inizio e la fine dei lavori? Iniziamo dalle tempistiche per la costruzione dell’infrastruttura. Secondo il ministro, i lavori dovrebbero iniziare entro il prossimo anno con l’obiettivo di concluderli entro il decennio successivo: “Obiettivo è aprire i cantieri entro l’estate del 2024, – si legge tra le ultime dichiarazioni di Salvini – e se tutto va bene il Ponte sarà transitabile nel 2032”.
Il Ponte avrà delle ricadute economiche positive nell’area dello Stretto? Altro aspetto cruciale sono gli eventuali benefici economici che la nascente opera produrrà per il Sud. A fronte di un costo iniziale di circa 14 miliardi di euro, per il vicepremier il Ponte avrà delle ricadute economiche positive sia sulla Sicilia che sulla Calabria: “Il Ponte porterà 100 mila posti di lavoro tra Sicilia e Calabria, permettendo a milioni di siciliani di collegarsi facilmente al resto d’Italia e d’Europa. – spiega Salvini – I siciliani perdono ogni anno 6 miliardi di euro per la mancanza di un collegamento diretto. Al contrario, il Ponte costerà solo quanto un anno di Reddito di Cittadinanza e durerà per i secoli a venire”.
Ok, ma non sarebbe meglio riqualificare e potenziare le infrastrutture già esistenti? L’opinione pubblica sul Ponte non è divisa solo tra convinti sostenitori e fervidi contrari. Tra questi due estremi possiamo trovare altri gruppi con diverse sfumature di pensiero. Uno di questi è quello dei pragmatici, che include quelle persone non contrarie al Ponte posto che le infrastrutture già esistenti in Sicilia e Calabria siano infrastrutture degne di questo nome. Insomma, i pragmatici non percepiscono l’utilità di realizzare un’opera di tale portata se inserita tra autostrade con continui cantieri aperti e ferrovie dove l’alta velocità è un miraggio. Al riguardo, il ministro spiega che il governo sta già investendo 30 miliardi di euro per strade e ferrovie tra la Sicilia e Calabria: “Il collegamento stabile tra Calabria e Sicilia è una priorità, – afferma Salvini – anche perché stiamo investendo circa 30 miliardi in viabilità ferroviaria e stradale tra le due regioni”. In questo quadro di “forti investimenti nel Mezzogiorno, il Ponte ha senso ed è prioritario anche per rendere ancora più fruttuosi gli interventi”.
Non è pericoloso realizzare un ponte nello Stretto di Messina? Un timore condiviso da molti è che sia pericoloso realizzare il Ponte in una zona caratterizzata da un’elevata sismicità quale lo Stretto di Messina: “La sismicità c’è in Italia come in Turchia e in Giappone e ci sono ponti in Turchia e Giappone. – dichiara il ministro – Il ponte fu validato e progettato da società italiane, spagnole, giapponesi e americane e quindi più alta è una struttura, più resiste alla sismicità, non esiste nessun problema di maree, di vento, di sismicità. Facciamo un’opera che stia in piedi e che duri nei secoli”.
E riguardo al rischio di infiltrazioni mafiose? Al riguardo Salvini è abbastanza ottimista: “Non ho paura di infiltrazioni criminali, abbiamo gli anticorpi, e saremo in grado di garantire che ci lavorino le migliori aziende italiane, europee e mondiali. Ci saranno organismi di vigilanza a cui stiamo lavorando per ogni euro investito sul Ponte. Dire non facciamolo perché c’è la mafia significa la resa economica e sociale. Il Ponte unirà la Sicilia con il resto d’Italia e d’Europa e darà fastidio alla mafia, perché porterà sviluppo e lavoro vero”.
Paolo Mustica